Madagascar! la sola pronuncia di questo nome ci proietta verso un mondo esotico, da favole e paesaggi tropicali. Non tutti siamo capaci di posizionarlo subito nel mappamondo: Come in una domanda a Trivial Pursuit, senza indugio si percepisce come familiare, ma talmente lontano dal proprio immaginario che faticosamente si riesce a collocarlo; dov’è il Madagascar? Ma si..., è sotto l’Africa! E’ quell’isola che mostra le sue coste all’oceano Indiano! In un attimo ti rendi conto che non conosci niente del Madagascar: che Lingua si parla? come si chiamano gli abitanti? e la cultura? come si vive? Questo pensiero ha invaso la mia mente quando, durante una delle solite passeggiate mattutine, Padre Paolo ha confermando il luogo in cui la diocesi di Sassari intendeva aprire le sue porte alla missione ad Gentes, Madagascar appunto. Un nuovo mondo stava per entrare impetuosamente nella mia vita. Un isola il doppio dell’Italia ed ex colonia francese, il Madagascar ottenne la sua indipendenza alla fine degli anni 50 non senza spargimenti di sangue. In questa vasta terra che molti considerano il sesto continente, io e don Francesco Meloni siamo stati inviati come osservatori: un Mese e 10 giorni per Conoscere il Vescovo, il clero e il territorio, che a Dio piacendo ci accoglierà nel prossimo futuro. La diocesi di Ihosy -si pronuncia “Iusci”-, fondata nel 1962 dai padri Vicenziani della provincia di Torino include un vasto territorio al sud del Madagascar. Tra i primi padri vicenziani italiani sbarcati nell’Isola c’era anche padre Giovanni Razzu di Martis, che proprio quest’anno ha festeggiato i suoi 50 anni di missione in Madagascar. Uomo semplice, di grande fede che rispecchia l’idea del vero missionario, capace di entrare nei cuori della gente e specialmente dei “Bara” una delle 17 tribù del popolo malgascio che domina questa regione detta Iorombe. Grande due volte la Sardegna la diocesi è divisa in 16 distretti - dei quali solo tre vantano il titolo canonico di Parrocchia -, è servita da appena 40 sacerdoti, di cui 30 autoctoni e 10 missionari; se pensiamo che la Chiesa Sarda, con la metà del territorio della Chiesa di Ihosy, vanta 10 diocesi con circa 1000 sacerdoti, credo che il bisogno di essere aiutata pastoralmente dalle Chiese sorelle più grandi sia evidente. La gente malgascia è allegra e dinamica. Il canto e la danza scorre nelle loro vene ed animano ogni vicissitudine umana, compreso il sacro. La religiosità di questo popolo si fonda sul culto agli antenati. Tutta la vita sociale e spirituale ruota intorno al sepolcro di famiglia e alle tradizioni tramandate dai loro padri: gli Antenati sono considerati una vera e propria divinità pagana: Il settanta per cento della popolazione è animista, cioè pratica il culto pagano alle anime dei morti: Il venti per cento è cristiana (l’otto per cento è protestante), ed una piccola percentuale è mussulmana e induista. Se ci riferiamo alla diocesi di Ihosy la percentuale dei cattolici scende al nove percento (sto parlando di battezzati non di praticanti) e quella di coloro che praticano riti pagani sale all’ottantacinque per cento. Questo fa’ del territorio della giovane Chiesa di Ihosy un luogo di prima evangelizzazione. Entrando nella vita quotidiana della gente la povertà generalizzata di questa terra salta subito agli occhi, non tanto per il degrado o per lo stile di vita indigente, ma per
l'insufficienza, o meglio dire l’assenza, di quelle infrastrutture necessarie per una esistenza degna di un essere umano. La grande sofferenza di questo popolo risiede nella mancanza di una vera e propria struttura sociale, di un’organizzazione burocratica e civile che possa garantirle i diritti primari. Non ci sono strade, o per lo meno non tali da potersi vantare di questo titolo; così per le scuole; gli ospedali e la pubblica amministrazione. Dal colpo di stato avvenuto nel 2009 per rimuovere dal potere una sorta di dittatore, la macchina dello stato, che era già malridotta, si è fermata in attesa di prossime elezioni che sono state annunciate per il 2013 - forse! Tutto questo... ed altro ancora, ha fatto del Madagascar la seconda Nazione più povera al mondo. Eppure è un terra ricca di risorse naturali e di grandi potenzialità economiche. Perché andare in questa terra lontana con la de-cristianizzazione e la crisi economica che distruggono i progressi democratici della nostra società? questa domanda mi è stata rivolta molte volte negli ultimi mesi e anche dopo quest’esperienza la risposta, parafrasando il decreto ad Gentes del Concilio Vaticano II, rimane la stessa: Nessuno per se stesso e con le sue forze riesce a liberarsi dal peccato ed elevarsi in alto, nessuno può svincolarsi dalle proprie debolezze, tutti hanno bisogno di Cristo come un esempio, un maestro, un liberatore, come di colui che dona la vita. La vita del cristiano si caratterizza per essere una vita aperta agli altri e l’unica ragion d’essere della comunità Cristiana è testimoniare l’unità del Padre che si dona nel Figlio a tutti gli uomini attraverso lo Spirito Santo, questo significa cercare di costruire relazioni che ci leghino in tal modo da poterci considerare fratelli. Ormai nella nostra società opulenta oppressa dall’economia, ci siamo dimenticati che il Vangelo è fermento di libertà, di progresso e di fraternità, e il popolo malgascio ha bisognoso di essere guidato dallo Spirito di Gesù e illuminato dalla sapienza del Vangelo. La diocesi di Sassari deve andare incontro alla giovane Chiesa di Ihosy, non perché abbia bisogno del nostro aiuto materiale (anche), ma perchè offrendogli un'autentica testimonianza cristiana con l’intento di promuovere la loro dignità e la loro unione fraterna, realizzeremo il progetto di Dio nel mondo e nella storia. E’ l’unione fraterna Tra i popoli la manifestazione della missione di Cristo, è andando incontro ai più piccoli che troviamo l’opportunità di illuminare quelle stanze buie delle nostre relazioni così da mostrarci al mondo anche se non ancora nella piena unità di fede, almeno nella reciproca stima e amore. Grazie Signore per avermi chiamato a questa missione!
di don Emanuele
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