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Immagine del redattorePietra d'Angolo

La generosità ardua in questo particolare contesto di crisi economica e sociale.


Così come ci aggiorna Marco Sassi, coordinatore di associazioni di volontariato in Madagascar nella sua pagina facebook, già da due anni ormai questa vasta zona al sud del Madagascar è vittima di una carestia crescente che come possiamo immagginare opprime e desertifica una zona già sofferente da tempo. Ora siamo vittime del “Tiomena”, tempeste di sabbia che ricoprono i campi e distruggono le poche colture possibili e persino i raketa mena (i fichi d’India) abituale cibo da “ultima spiaggia” nelle ricorrenti carestie del passato, da sottolineare il fatto che non essendoci più frutti nel fico d’india, c’è chi si nutre mangiando la foglia. L’erosione del suolo, le temperature sempre più elevate, le invasioni di locuste e questi fenomeni mai visti prima così frequentemente, causati dai cambiamenti climatici, hanno reso impossibili le coltivazioni e la sopravvivenza, con quella poca acqua estratta da buche nel subalveo dei fiumi in secca, dopo una stagione delle piogge che va da novembre a dicembre, con un solo giorno di pioggia. Alla conta dei morti per denutrizione si aggiungono quelli per diarree infantili e ogni tipo possibile di parassitosi intestinali infantili. Inoltre, almeno mezzo milione di bambini sotto i cinque anni rischiano di essere gravemente malnutriti, afferma l'ONU. Il Madagascar è sull'orlo della prima “carestia del cambiamento climatico” al mondo, secondo le Nazioni Unite, secondo le quali decine di migliaia di persone stanno già soffrendo livelli “catastrofici” di fame e insicurezza alimentare dopo tanti anni senza pioggia. La siccità - la peggiore degli ultimi decenni - ha devastato comunità agricole isolate nel sud del Paese, lasciando le famiglie a cercare insetti per sopravvivere. “Queste sono condizioni simili alla carestia e sono guidate dal clima, non dal conflitto”, ha affermato Shelley Thakral del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. Le Nazioni Unite stimano che attualmente 30.000 persone stiano vivendo il più alto livello riconosciuto a livello internazionale di insicurezza alimentare - livello cinque - e si teme che il numero delle vittime possa aumentare bruscamente quando il Madagascar entra nella tradizionale “stagione di magra” prima del raccolto.

Eppure, nonostante questa situazione surreale, tra fatica, disperazione, fame e morte... non ci si arrende difronte all’inevitabile, ma sia a livello sociale così come ecclesiale si cercano delle soluzioni...

Ciò che più edifica, è vedere come, nonostante tanta povertà, tutti gli abitanti dei villaggi del nostro distretto missionario, sia cattolici che non credenti, si siano impegnati e abbiamo messo a frutto le loro potenzialità affinché tutto fosse pronto per celebrare la festa delle vocazioni. Abbiamo assistito a veri e propri atti di carità cristiana, una solidarietà e condivisione davvero confortanti che fanno ben sperare. È proprio vero che il dono più grande che il buon Dio ha fatto all’umanità è l’insegnamento evangelico sulla condivisione. Una condivisione che si fa dono totale e gratuito sino all’ultima goccia... Tutto questo è arduo... ma fattibile, noi ne abbiamo le prove!

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