Solo alcuni aspetti particolari della Missione
L’esistenza di chi sperimenta l’esclusione, per essere riscattata socialmente e nella sua dignità, deve essere messa al centro della comunità e della vita sociale, perché sia protagonista. Chi si presta ad un’attività sociale deve diventare un’opportunità per l’escluso, creando per lui quelle circostanze che gli permettano di riacquistare e prendere coscienza della dignità persa per impossibilità a difenderla o per omissioni e violenze da parte di altri.
Bisogna creare servizi intorno alla persona perché si riconosca nella sua dignità e si elevi nella società. La vera ricchezza per ciascuno non si realizza con l’aumento di fondi e di capitali, in quanto questi hanno come vero effetto l’aumento dell’inflazione e quindi del costo della vita: un uomo è ricco quando può accedere a tutti quei servizi che sostengono e promuovono la dignità umana e la cooperazione è lo strumento per poter realizzare questo.
Affinché i servizi umanizzino e portino sviluppo devono produrre un doppio effetto: chi ne usufruisce si sente accolto e parte integrante della comunità; chi offre il servizio oltre ad avere la giusta paga per il suo lavoro, si nobilita attendendo ai bisogni degli altri.
Quindi non strutture, ma rapporti che rimettano la persona e non le sue problematiche al centro dell’azione pastorale e sociale.
Istruzione
L’educazione è davvero l’unica chiave per lo sviluppo di ogni popolo anche qui in Madagascar. Attraverso l’istruzione un giovane può aiutare il suo villaggio a costruirsi un pozzo che dia acqua alle case, alla scuola, all’ospedale, invece di utilizzare ancora l’acqua del fiume, non sempre pulita. Soltanto con l’istruzione, una giovane può cercare la soluzione a tante malattie che uccidono ancora oggi numerosi bambini. Molte ricchezze sono frutto di coloro che approfittano dell’ingenuità delle persone, con l’istruzione un uomo può difendere la propria terra coltivata con fatica, la propria casa, la propria famiglia. Quindi creare dei piccoli circoli virtuosi di istruzione ed educazione, cioè far emergere ciò che già in se questa cultura e questo popolo custodisce nei meandri della propria esistenza. Le scuole rurali e altri piccoli centri vogliono proprio essere questo movimento che innesca nella sfera sociale e personale dell’uomo aiuti adeguati a seconda del livello di istruzione di chi incontriamo (studenti, insegnanti, catechisti, formatori).
Le scuole rurali ad Ambinda e Sanatry, due villaggi lontani dalle scuole gestite dalle Francescane e del Getsemani, vogliono proprio essere un’occasione data a tante famiglie di accostarsi ad un livello di istruzione elementare di prima alfabetizzazione conseguendo un titolo di studio di scuola primaria.
La scuola di sostegno a Isifotra, all’interno del progetto qui su definito “casa famiglia” offre ai bambini, ragazzi e donne un servizio di recupero scolastico o sostegno nell’apprendimento a seconda del livello di partenza di istruzione personale.
La casa dello studente nel villaggio di Analavoka dove è presente l’unica scuola di istruzione secondaria nell’arco di circa di 2000 km2offre ospitalità e si propone come un ambiente degno e adatto per accogliere i ragazzi che provenendo da villaggi lontani non avrebbero altre possibilità di risiedere accanto alla scuola.
Le borse di studio sono per tutti quei giovani che dimostrano reale interesse nel proseguire e affrontare il percorso scolastico ma non hanno alle origini un nucleo familiare capace di sostenere le spese scolastiche, soprattutto per chi deve spostarsi in città più lontane per proseguire i propri studi.
La formazione degli insegnanti consiste nel proporre a più riprese dei corsi di aggiornamento e strumenti adeguati agli insegnanti che operano nel distretto, siano essi educatori della scuola pubblica o privata, senza nessuna distinzione perché datori e promotori di istruzione verso gli abitanti del territorio.
Casa Famiglia
Una persona riacquista la sua dignità e fiducia quando si sente “come a casa” ed è riconosciuto dagli altri nella sua dignità quando le relazioni sono “come in famiglia”.
Quindi, più che delle strutture fisiche, c’è bisogno di creare una realtà che offra alla persona e alle sue circostanze la possibilità di uno sviluppo integrale. Abbiamo voluto denominare questo ambiente “casa Famiglia”, non nel senso comune del termine, ma come uno spazio relazionale.
La “casa famiglia” deve essere la cornice che include tutti i servizi rivolti alla persona, la quale, per problemi economici, culturali, ambientali, sociali, personali, fisici, mentali ecc., si vedono messi ai margini, discriminati ed esclusi dalla comunità. I servizi devono offrire le cure necessarie e un aiuto adeguato affinché ciascuno recuperi il posto che gli spetta dentro la comunità umana: la società.
Pastorale
La nostra azione pastorale ha un unico e solo obiettivo: far conoscere il vangelo di Gesù Cristo,
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perché le persone si incontrino personalmente con Lui;
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perché prendano la decisione di lasciarsi incontrare da Lui;
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perché non smettano mai di cercarlo ogni giorno;
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perché sentano il desiderio di comunicarlo;
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perché tutti siamo una sola cosa, come Lui e il Padre sono una sola cosa;
Questa missione non è un nostro compito personale, ma della Chiesa che ci ha inviato, quella di Sassari e della Chiesa che ci ha accolto, quella di Ihosy: cooperare insieme perché il vero volto di Dio si manifesti agli uomini.
Sono quattro gli ambiti che ci vedono impegnati nella realizzazione di questa grande opera di evangelizzazione:
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La pastorale ordinaria: per la crescita di quei credenti che regolarmente frequentano la Comunità in modo che rispondano sempre meglio e con tutta la loro vita all’amore di Dio.
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La pastorale missionaria: per illuminare con la luce del vangelo la vita quotidiana di coloro che ancora non conoscono il nome di Gesù.
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La promozione sociale e umana: “Dal cuore del Vangelo riconosciamo l’intima connessione tra evangelizzazione e promozione umana, che deve necessariamente esprimersi e svilupparsi in tutta l’azione evangelizzatrice.” (EG 178)
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L’accoglienza e la solidarietà: aiuto, soccorso, appoggio e protezione alle persone che passano giornalmente nelle nostre case e nelle nostre sedi ambulanti, per chiedere semplicemente un bicchiere d’acqua, un pezzo di pane, una giornata di lavoro, i soldi per una visita medica, per accedere all’istruzione scolastica o per accompagnare un familiare all’ospedale, ecc…
Le comunità cristiane presenti nel nostro distretto pastorale sono costituite da un piccolo gruppo di battezzati: più o meno il 6% della popolazione. Ogni singola comunità è guidata dal catechista e si riunisce per la preghiera ogni domenica e i giorni di festa; i sacerdoti con la collaborazione delle consacrate, invece, visitano i villaggi periodicamente. Per l’organizzazione ordinaria della comunità ogni tre anni si elegge un comitato che prevede: un presidente, un economo, un segretario e tre consiglieri; naturalmente il catechista e il sacerdote sono membri non elettivi. Ogni chiesa è il punto di riferimento anche per quei fedeli presenti nei villaggi vicini. Le percentuali qua non funzionano tanto. Infatti è facile trovare dei battezzati legati ancora ai riti delle religioni tradizionali, dei non battezzati che vengono a messa, così come dei battezzati che frequentano la liturgia, ma praticano un altro modello di vita ispirato agli antenati (poligamia, culto dei morti, numerosi tabù, ecc.), e dei non battezzati che non frequentano la chiesa, ma sono zelanti nel compiere i precetti evangelici, pur non conoscendoli esplicitamente. Ancora si respira l’aria della prima evangelizzazione: sono tanti i villaggi che sinora non hanno sentito parlare di Gesù Cristo e del suo Vangelo. Se pur i padri lazzaristi battevano questa terra gia’ dagli anni 60, solo alla fine degli anni novanta si è arrivati ad una presenza stabile di un sacerdote nel distretto. Le suore del Getsemani, le suore Francescane di Palagano e le laiche consacrate sono arrivate, invece, dopo il 2000.