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  • Immagine del redattorePietra d'Angolo

INCONTRANDO I NOSTRI CONFRATELLI SACERDOTI E LE NOSTRE COMUNITA’ CRISTIANE STIAMO IMPARANDO AD ESSER

Aggiornamento: 22 apr 2020


“Buon giorno, siamo don Francesco e don Emanuele la stiamo chiamando perchè vorremo confrontarci con lei sul progetto di cooperazione missionaria che la nostra chiesa Turritana vuole realizzare con la diocesi di Ihosy in Madagascar”.

Ritornati dal Madagascar queste semplici parole, con le quali ci presentiamo al telefono ai nostri confratelli sacerdoti per chiedere un momento di dialogo e confronto, scandiscono le nostre giornate dedicate alla promozione e all’animazione missionaria sino alla prossima partenza prevista per l’estate 2013

Sull’aereo che ci riportava a casa lo scorso settembre, sia io sia don Francesco, nel desiderio profondo di spenderci per la missione di Ihosy ci chiedevamo che senso avessero questi mesi che ci separavano dalla partenza definitiva, se non quello di informare i fedeli e aiutare i dubbiosi a capire. Eccoci qua impegnati ogni giorno nelle varie comunità cristiane della nostra diocesi per dire cosa significa essere missionari oggi.

Visto così, formalmente siamo noi che abbiamo qualcosa da dare e da dire, ma giorno dopo giorno ci sta accadendo qualcosa che non avevamo previsto. Sedersi davanti ai nostri confratelli sacerdoti, mettersi davanti alle nostre comunità cristiane, per condividere con loro le difficoltà, le speranze e le ambizioni, si sta trasformando in una vera e propria scuola di missione. Altro che fare gli esperti di missione, siamo noi che stiamo imparando e comprendendo come essere veri missionari e fare la missione.

Non è semplice poter esporre le riflessioni di questi incontri però si questo abbiamo compreso, il Madagascar non sta aspettando noi per vivere il vangelo, per conoscere la nostra salvezza. Siamo noi che abbiamo bisogno di loro, perchè servendoli, a imitazione di Gesù, noi riceveremo il suo Vangelo, la Sua Salvezza per noi e per loro. Per questo non siamo in attesa di partire in missione, ma la nostra missione è già iniziata qui.

Vivere il vangelo significa mettersi alla ricerca dell’altro - del diverso, dello straniero, del più debole e degli ultimi -; condividere un pezzo di strada - di vita, di fede -; fare proprie senza indugio le esperienze di solitudine di deserto di infrutuosità, ma anche di gioia e di speranza che riserva questo cammino. Farsi prossimo per donare il Vangelo ci ridona il Vangelo: questo è il messaggio di Gesù, un dono che non può essere posseduto da nessuno. Missione è prendere coscienza che per realizzare la comunità di vita con Gesù devo prima aprire le mie porte e poi uscire per essere come Lui servitore del mondo.

Ancora sono tanti i confratelli e le comunità che dobbiamo incontrare, ma nel cuore portiamo la certa speranza che dopo ogni incontro nello Spirito di Gesù avremo una consapevolezza sempre nuova del nostro essere già da ora missionari.


di don Emanuele




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