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  • Immagine del redattorePietra d'Angolo

Le cose importanti della vita

“Ci mostri che l’amore è cingersi il grembiule, sapersi inginocchiare, c’insegni che amare è servire”

Credo fortemente che l’insegnamento più importante che abbiamo ricevuto da Gesù sia quello di amare il prossimo. Di mettere al centro della nostra vita gli ultimi.

Ho scelto di partire per il Madagascar perché sentivo la necessità di donarmi alle persone in difficoltà.

Avevo già vissuto diverse esperienze di servizio, ma mi avevano lasciato una sete che non riuscivo a placare.

Ero stanca di un mondo che metteva al primo posto la ricchezza e l’apparenza. La forma e non la sostanza.

Volevo mettermi in gioco e vedere con i miei occhi cosa fosse la povertà.

In realtà mai avrei pensato di trovare tra tanta povertà un’immensa ricchezza.

Pensavo sarebbe stato bellissimo giocare con bambini color cioccolato, conoscere una nuova cultura, avendo come contorno uno dei cieli più belli del mondo e una natura incontaminata.

Ho passato a Isifotra 9 mesi, prestando servizio presso Tanambao, la casa famiglia pensata e realizzata da Don Francesco e Don Emanuele.

Tanambao è una realtà magica, fatta di case malgasce, quindi di terra e paglia, in cui gli ultimi vengono accolti e viene ridata loro dignità. Ci sono bambini, adulti e anziani malnutriti, malati, abbandonati dalle famiglie.

Io passavo il mio tempo con i bambini, li aiutavo a lavarsi, a mettere in ordine la loro stanza, giocavo con loro, gli insegnavo a leggere e a scrivere.

Inoltre aiutavo una ragazza della mia età con una grave patologia psichiatrica a fare la doccia e a consumare i pasti.

Sono stati i mesi più belli della mia vita. E anche i più brutti.

Quando si parte si mette in valigia un sacco di positività, pensando che un’esperienza missionaria possa portare solo cose belle.

In realtà purtroppo ha portato anche tanta sofferenza e senso di impotenza. Tanti dei bimbi conosciuti nel corso della mia esperienza purtroppo sono morti, lasciandomi un profondo senso di ingiustizia. Ho pensato che mai sarebbe potuta accadere una cosa del genere a un bambino del nostro paese, che si sarebbe fatto il possibile per curarlo.

Complice la malasanità malgascia e le difficoltà di trasporto in ospedale, tante persone muoiono per la mancanza di strumenti diagnostici, per diagnosi errate o perché la famiglia fortemente condizionata dal contesto socioculturale in cui è inserita, preferisce affidarsi a uno stregone piuttosto che al medico.

Mi sono sentita profondamente in colpa perché io non avevo nessun merito, eppure ero nata nella parte facile del mondo: ho avuto il privilegio di avere sempre un pasto caldo in tavola, di poter fare l’università, la comodità di avere un bagno in casa, con acqua calda, di poter scartare un giocattolo a Natale quando ero bambina.

Rientrando ho sentito la necessità di gridare a questa parte del mondo che dobbiamo rallentare, stiamo correndo a perdifiato dalla parte sbagliata!

Continuiamo a spendere un sacco di soldi per scarpe firmate, per avere l’ultimo modello di smartphone e non ci rendiamo conto che dall’altra parte del mondo ci sono bambini, persone, che non mangiano, che non hanno la possibilità di studiare e di comprare le medicine.

Auguro a tutti un’esperienza in terra malgascia, per capire quali siano le cose importanti della vita.

Annalisa Lugari

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